PAOLO FRESU E LUCA DEVITO

“Il mio mestiere è fare il musicista. Che non vuol dire soltanto suonare uno strumento ma comporre, fare arrangiamenti, registrare. La musica è l’epicentro dei miei interessi e delle mie scoperte. E’ in questo ambito che scrivo libri, dirigo festival e produco dischi miei e di giovani artisti”. Comincia così il video racconto di uno dei musicisti jazz più apprezzati in Italia e nel mondo, Paolo Fresu, nato in Sardegna e residente a Bologna da molti anni.

“Mio padre era contadino e pastore. Era mio fratello a suonare, nella banda del paese. Da piccolo vedevo la sua tromba nella parte alta della libreria: l’avevano sistemata lì perché non la potessi toccare”. Poi un giorno lo fece e quello strumento “il più simile alla voce umana” divenne il centro della sua vita.

“Mi piace la musica collettiva, mettere insieme la gente, suonare con chi non ho mai suonato, salire sul palco senza decidere cosa suonare. Non mi sento solista nel senso di musicista solitario: la musica è dialogo, ascolto, mettersi in discussione”.

Luca Devito lo ha incontrato alla fine degli anni ’90 a un seminario di jazz a Nuoro: “era molesto, voleva imitarmi. Per gioco gli abbiamo consegnato una targa, quella della sua auto”.

“Gli addetti ai lavori di un disco mi hanno sempre attirato” dice Luca “andavo a cercarne i nomi nei CD. Vedere il mio, la prima volta, sul disco prodotto dall’etichetta dove dopo un po’ dal nostro incontro sono andato a lavorare con Paolo, la Tuk Music, fu bellissimo”.

Nel video racconto si divertono a rievocare aneddoti da tournèe:  le sveglie all’alba, i viaggi, gli incontri.

“La sicurezza è routine” continua Fresu “l’insicurezza, il non sapere mai fino in fondo dove ti porta la musica, ti permette di inseguirla e raccogliere ogni suono. E in ogni suono c’è vita”.